La venditrice di bottiglie

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Tanica - Graphics: Francesco Giannotti
Tanica - Graphics: Francesco Giannotti

«Quanto le devo?», chiede Luca.
«Un euro», risponde la vecchietta.
«Ho solo banconote da venti euro.»
«Dammela che vado a cambiare dal benzinaio di fronte, aspettami qua, siediti.»
Luca vede la vecchietta attraversare, col suo passo lento, nel traffico intenso della strada. Non sapeva dell’esistenza di un simile commercio. È stato stesso il benzinaio a dirglielo, quando è andato da lui perché la sua auto è rimasta a secco. L’ha lasciata a più di un kilometro di distanza lungo la strada. Non gli era mai capitato prima, ma stavolta la distrazione lo ha fregato.
È arrivato da lui a mani vuote per prendere un po’ di benzina.
«Ce l’hai un recipiente?», gli chiede il benzinaio.
«No, sono stato preso alla sprovvista.»
«La vedi quella vecchietta, sul marciapiede di fronte, seduta fuori la porta, dove ci sono tutte quelle bottiglie di plastica appese al muro?»
«Sì.»
«Va’ da lei. Vende le bottiglie di plastica usate. Con quella puoi portarti la benzina fino alla macchina.»
Attraversa la strada e si trova di fronte alla vecchietta. È alta meno di un metro e cinquanta, i capelli completamente bianchi tenuti insieme in uno chignon. Gli consiglia una bottiglia da due litri. Costa un euro, un po’ troppo per una bottiglia vuota usata, ma la necessità e le condizioni economiche della vecchietta fanno si che uno ci passi sopra. Prima di andare a prendere il resto la donna lo fa accomodare in casa e gli dice di sedersi che arriva subito.
Luca si guarda intorno.
La casa è molto spoglia, ci sono bottiglie di plastica dappertutto. Sono quelle che la vecchietta raccoglie, lava e fa asciugare, pronte per i suoi acquirenti occasionali. È attirato dalla luce di una ventina di candele accese davanti a delle foto, disposte su una mensola, addobbata come un altare, posta a due metri di altezza.
Si chiede perché è così in alto e come fa una donna così piccola ad arrivarci quando deve sostituire le candele.
Luca si alza in piedi per vedere meglio le foto dietro le candele. Ha un sussulto. Il soggetto in una delle foto sembra proprio lui. È incredibile la somiglianza. Assorto a pensare alla foto non si accorge che la donna è tornata. È in piedi di fronte a lui e lo fissa con un’aria molto strana.
«Questo è il tuo resto», lo interrompe lei.
«Grazie», risponde Luca preso di soprassalto, «chi è l’uomo della foto?»
«La buonanima di mio marito.»
«È uguale a me.»
«Sì me ne sono accorta subito, quando ti ho visto. Non volevo dirtelo per non farti spaventare. Sono molto felice che oggi sei venuto da me. Luca è morto da tanti anni. Vedere te è come se qua ci fosse lui. Non andare via subito, per favore.»
A Luca questa volta gli si gela il sangue nelle vene. Ha anche lo stesso nome : «Come è morto suo marito?»
«In un incidente d’auto, non guidava lui. Quello che era alla guida si è addormentato, su una strada statale, vicino a Bologna, ha invaso parte della corsia opposta. Arrivava un’altra auto in senso contrario e si sono scontrati. Mio marito nonostante avesse la cintura di sicurezza è stato sbalzato avanti attraverso il parabrezza. Era ancora vivo, l’hanno portato in ospedale ed è morto lì. Lui faceva il muratore. Tu cosa fai?»
Meno male, almeno il lavoro non è lo stesso, pensa Luca: «Sono un agente di commercio per una ditta. Sono sempre in viaggio.»
«Stai attento quando sei in viaggio.»
«Non si preoccupi, in genere non guido solo io e il mio collega è molto esperto.»
«Stai attento, anche mio marito si fidava del suo amico.»
Luca è un po’ infastidito dall’insistenza della vecchia e dice: «adesso devo proprio scappare.»
«Aspetta. Se vuoi ti dò questa tanica di metallo. È fatta apposta per la benzina.»
«Questa costerà un sacco di soldi. Io devo solo arrangiarmi.»
«Te la regalo. Era di mio marito, ma non l’ha mai usata.»
«Non posso accettarla.»
«Prendila. Ti proteggerà.»
«Da cosa?»
«Portala sempre con te nei tuoi viaggi. Ti proteggerà. Quando farai il prossimo viaggio?»
«Parto lunedì mattina per Milano, c’è una fiera e riparto per il ritorno venerdì sera.»
«Non dimenticare di portare sempre con te la tanica è importante. Mettici dentro la benzina, così non rischi di rimanere a piedi», gli raccomanda la donna.
«Lo farò», dice Luca poco convinto.
«Ci vediamo. Credo molto presto», dice la donna molto sicura di sé.
Spero proprio di non vederti più, pensa Luca che è rimasto un po’ scosso da quell’incontro. Dal benzinaio si fa mettere solo tre litri di benzina nella tanica, per non portare un peso fastidioso, e torna alla macchina.
È il venerdì sera della settimana successiva. Luca e il suo collega hanno trascorso la settimana di lavoro in un’importante fiera a Milano. È finalmente ora di partire per tornare a casa, al sud. Giovanni, il collega di Luca, è alla guida. Lui più tardi gli darà il cambio. Prima di partire, per scaramanzia, ha riempito la tanica e l’ha messa nel bagagliaio. Stanno percorrendo l’autostrada Milano – Napoli. Il viaggio prosegue tranquillo. A un certo punto, un po’ prima dello svincolo di Reggio Emilia, viene segnalato un grave incidente. Un tir si è ribaltato occupando tutta la carreggiata. La polizia ha chiuso l’autostrada. I veicoli vengono fatti uscire e convogliati lungo la via Emilia per rientrare a Modena Nord.
Dopo un iniziale smarrimento, nel tratto tra lo svincolo e la statale, causato dalla mancata conoscenza della strada, il collega di Luca, arrivati sulla via Emilia, dice: «da qui la strada la conosco. Vai tranquillo, torna a riposare.»
Luca dopo pochissimi minuti si appisola. Giovanni continua a guidare lungo il percorso che porta allo svincolo indicato per il rientro. Ha una velocità abbastanza sostenuta. Dopo una decina di kilometri, complice la stanchezza per le ore piccole fatte ogni notte, Giovanni chiude gli occhi e china la testa in avanti per meno di dieci secondi. Tutto avviene all’inizio di una curva a destra. L’auto, però, non curva. Prosegue dritta e invade la corsia opposta.
Nello stesso istante, la stessa corsia è occupata anche da un furgone che viaggia nella direzione contraria.
L’impatto è inevitabile, lo scontro è quasi frontale. Giovanni centrato dallo spigolo sinistro del furgone che penetra nella lamiera dell’auto, muore sul colpo. Luca, nonostante le cinture di sicurezza viene sbalzato in avanti. Attraversa il parabrezza frantumandolo e finisce sull’asfalto. Passa direttamente dal sonno alla perdita di conoscenza. L’autista del furgone, a parte alcune contusioni, sta bene. Scende dall’altra portiera che è ancora funzionante. Si avvicina all’auto, vede Giovanni chino sul volante. Scorge, qualche metro più avanti, il corpo di Luca sdraiato per terra. É illuminato dal faro destro dell’auto, risparmiato dall’urto. Un sottilissimo rigagnolo di sangue proveniente dalla testa, si fa strada lentamente sull’asfalto.
L’autista, sotto shock, vede la piccola coda di auto che si sta formando dietro l’auto dei due. Corre verso le persone che sono scese e chiedendo aiuto, cerca di spiegare che lui non c’entra niente.
Luca, a terra, apre gli occhi. Non capisce dov’è. Sente una superficie ruvida sotto la guancia. Sente odore di polvere e sangue, ha la sensazione che qualcosa scorra lungo il viso. Sente delle voci provenire da qualche parte, ma non vede nessuno. Guarda davanti a sé. Vede una strada di asfalto illuminato da una luce proveniente dalle sue spalle. Mai visto una strada da così vicino. Adesso ci sono due piedi nudi, bianchissimi con delle venature blu. Alza per quanto possibile lo sguardo. Vede la vecchietta delle bottiglie. È in camicia da notte bianca, ha i capelli sciolti, lunghi e arruffati.
«Tu cosa ci fai qui? Non puoi essere qui. Siamo a centinaia di kilometri da casa tua», dice Luca con un filo di voce.
«Sono venuta a riprendere la mia tanica.»
«Me l’hai regalata tu per proteggermi, perché te la riprendi?»
«Non ne hai più bisogno», dice la donna versandogli addosso tutta la benzina contenuta nella tanica, «adesso serve a me. Mio marito la vorrà sicuramente.»
«Cosa vuoi fare? Vuoi darmi fuoco? Non voglio morire.»
«Stai tranquillo, non morirai. La sto solo svuotando. Adesso dormi che sei stanco.»
Luca vede la vecchietta, con la tanica in mano e il suo passo lento, allontanarsi. Prima di vederla scomparire completamente nel buio, perde di nuovo conoscenza.
«Si sta svegliando adesso», dice l’infermiera ai familiari che aspettano fuori.
«É stato in coma cinque giorni», dice il medico a Luca che non ricorda molto, «ha riportato una frattura al cranio. L’abbiamo operato, tutto sta andando per il verso giusto. Appena si rimetterà in sesto, la dimetteremo e i suoi parenti potranno riportarlo a casa, dove continuerà le cure.»
«Grazie dottore», dice Luca.
«A proposito», riprende il medico, «quando è arrivato in ospedale, i suoi panni erano inzuppati di benzina, eppure la Polizia ha detto che non c’è stato sversamento dai serbatoi dei mezzi. Lei ricorda qualcosa che possa dare una spiegazione?»
«No, non ricordo niente», risponde Luca che però ha ben presente l’apparizione della vecchietta.

È passato un mese dall’incidente. Luca può uscire e guidare. Presto tornerà al lavoro. Non ricorda niente dell’incidente. Ha solo un pensiero fisso. La prima volta che uscirà si recherà direttamente a casa della vecchia.

La porta è chiusa. Non ci sono più le bottiglie appese fuori. Si reca dal benzinaio a chiedere spiegazioni.
«Ormai è un mese che quella porta è chiusa. Sicuramente non sarà più aperta, non dalla signora delle bottiglie.»
«Perché?»
«È morta.»
«Quando?»
«Più di un mese fa.»
«Ti ricordi il giorno?»
«Era sabato», guarda il calendario, «sabato 27 marzo.»
Il giorno dopo l’incidente, pensa Luca con il sangue che si gela nelle vene: «come è morta?»
«L’hanno trovata sul letto abbracciata a una tanica di metallo da cinque litri, sporca di benzina. Da quando aveva perso il marito faceva spesso cose strane.»

SoultoGroove

Benzina

Pubblicato da

delegointe

Architetto in modo non continuativo, ultimamente docente.

6 pensieri su “La venditrice di bottiglie”

    1. Ma sai, io ho cominciato da pochissimo. In genere il racconto con la trama mi viene in mezz’ora. Poi però ci vuole tempo per metterlo a posto, infatti poco fa, dopo averlo pubblicato, stavo ancora correggendo gli errori.
      Ci sono delle cose che non capisco di cosa mi spinge a scrivere. Premesso che ho perso il lavoro e circa un anno fa e purtroppo non ne ho trovato finora, anche se una proposta c’è stata un paio di giorni fa. Da quando ho perso il lavoro prima ho ripreso a fotografare, poi ispirandomi a delle foto scrivevo delle poesie, adesso ho smeeso con le poesie (non so perchè) e ho cominciato con i racconti. Nel frattempo mi era venuto in mente di scrivere un libro. Ho scritto una settantintina di pagine in due settiimane e poi mi sono bloccato da un bel po’, anche se la storia è definita. Bisogna solo mettere per iscritto alcuni capitoli che già ce li ho in mente e appuntati. Temo che se riprendo a lavorare, mi passerà la voglia di scrivere. Spero di no.
      Perchè mi inciti a scrivere più spesso?

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      1. Sai scrivere, è piacevole leggerti, e soprattutto perché la scrittura è necessaria ed è auto terapia. Non necessariamente scrivere di sé, ma lo è ugualmente. Stimola, fa lavorare cervello e cuore, mette in moto, ti fa diventare creativo. Quindi in buona sostanza, fa bene. 😊

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        1. Sulla creatività hai ragione. Più che altro forse l’ho sempre avuta, ma in passato le idee che mi passavano per la mente non le catturavo. Le lasciavo andare e dopo un po’ te ne dimentichi.
          Diciamo che non parlo di me, ma indirettamente lo faccio. Per esempio di questo racconto, c’è di vero che la vecchietta che vendeva le bottiglie è esistita sul serio, anche se la conoscevo solo di vista e abitava realmente di fronte a un distributore di benzina. Il resto è tutto inventato. Però ultimamente la morte fa parte dei miei pensieri. Ho in mente altri racconti sul tema, ma non vorrei sembrare funereo.

          P.S.: anche il tuo stile mi piace.

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          1. Grazie, anzitutto.
            Vedi, in ogni cosa che scriviamo c’è qualcosa di noi. Sulla morte? Non so che dire, è un argomento che non temo ma non affronto volentieri. E non mi sembra un bel momento per parlare di morte. Ma credo che in tasca tu abbia altri argomenti. Fai il prestigiatore, tirali fuori! 😊

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