
Un’onda furibonda e vagabonda
ben profonda e poco tonda
mi si fionda sulla sponda.
E se la schiuma linda e bionda,
come fronda mi nasconda,
quella roba orrenda e immonda?
Mentre esonda mi circonda,
ormai la landa qui si inonda.
Io mi fiondo alla locanda.
Chiamo Amanda, Guenda e Vanda
Mi risponde solo Brenda,
è sulla branda con la benda
impossibile che scenda.
È arrivata dall’Olanda
per suonare nella banda.
Chi c’è dietro a quella tenda?
È Iolanda? No è Gioconda.
Questa è quella che comanda.
Io le pongo una domanda,
prima ancor che lei risponda
longa, linda e feconda,
movimenti da anaconda,
coi suoi occhi, come sonda,
il suo fluido effonde e affonda.
Il mio corpo prima sfonda,
poi lo fonde e lo rifonda.
Perso ho la trebisonda
e in questa baraonda,
coi segnali che mi manda,
il lume mio sprofonda e sbanda.
Non si offenda la Gioconda
se la seguo come l’onda.
* È solo un piccolo gioco di parole in un momento di stasi.